La cultura digitale e le nuove prospettive.
L’avvento delle nuove tecnologie ha velocizzato i processi lavorativi e lo scambio delle informazioni imponendo a chi vuole fare business un grado sempre più elevato di competitività e professionalità.
Tale competitività, può essere raggiunta sia attraverso una gestione mirata delle proprie risorse tecnologiche, sia attraverso una diverso ‘utilizzo’ di quelle intellettuali (nuove professionalità).
In tale contesto, la “cultura digitale” diventa risorsa e ricchezza fondamentale di una qualunque organizzazione, un “bene” di valor crescente necessario per pianificare e controllare con efficacia obiettivi, funzioni e processi.
E’ chiaro, dunque, come, attualmente, il binomio “cultura digitale-professionalità” sia diventato il fulcro del processo di innovazione digitale, condizionando, di fatto, il nostro sistema sociale, economico e amministrativo.
Infatti, l’utilizzo delle “nuove” tecnologie ed in particolar modo l’organizzazione del workflow del documento informatico ha prodotto significativi cambiamenti nell’organizzazione dei processi lavorativi.
Va da sé, quindi, che la rivoluzione digitale che stiamo vivendo determini la necessità nel modo del lavoro di nuove professionalità, che, facendo proprie le opportunità del cambiamento e forti di una formazione che li supporti in tal senso, gestiscano le risorse e gli strumenti informatici in maniera efficace e consapevole.
Da qui la sempre maggiore richiesta di nuove figure professionali quali ad esempio il Responsabile della conservazione, il Responsabile Privacy (Privacy Officer), l’e-commerce specilist capaci di gestire i diversi aspetti inerenti la progettazione e l’implementazione delle soluzioni di business legate all’utilizzo degli strumenti digitali.
Tali professionalità, pur essendo strategicamente fondamentali ed in alcuni casi previste dalla legge, non sono, tuttavia, ancora percepite in maniera consapevole, infatti, capita molto spesso di sentire domande del genere: che lavoro fai? Di cosa ti occupi?
Interrogativi che derivano dalla mancanza, di chi vuole fare business, della cultura del digitale che inevitabilmente non consente di attribuire il giusto valore al cambiamento che ne deriva ed alle nuove professionalità ad esso legate.
La rivoluzione dei processi organizzativi, dunque, può essere governata solo se si è realmente consapevoli delle potenzialità che il mondo digitale propone e se si approccia il cambiamento con metodi e soluzioni diverse rispetto a quelli tradizionali e soprattutto se si abbandonerà la c.d. “cultura della resistenza al cambiamento” cioè la paura, l’incapacità di confrontarsi con tutto ciò che il cambiamento comporta.
Il futuro, quindi, dovrà essere caratterizzato da un interesse sempre più concreto verso gli strumenti digitali che permettano di raggiungere gli obiettivi di efficienza ed efficacia dei processi lavorativi. Le novità legate alle tecnologie digitali non dovranno essere percepite come un ostacolo e come qualcosa che comporta difficoltà e complicazioni.
La conoscenza delle nuove tecnologie, quindi, è la chiave di volta per raggiungere il successo di ogni iniziativa di business e per superare la crisi che caratterizza l’attuale mercato del lavoro.